Nella parashà di questa settimana troviamo il divieto di cibarsi del sangue:
“Trattieniti però da mangiare il sangue, lo dovrai versare a terra come fai con l’acqua” (Devarim 12, 16)
E ancora:
“Trattieniti però dal mangiare il sangue perché il sangue è la vita (nefesh)…” (Devarim 12, 23)
Per quale motivo la Torà ci vieta di mangiare il sangue?
Proveremo a dare una risposta a questa domanda leggendo i versetti sopra riportati nella prospettiva della mistica ebraica.
Adamo è il nome del primo uomo che viene dall’ebraico ADAM. In realtà Adam non è solo il nome proprio del primo uomo, ma anche il nome comune di ogni uomo:
Questo parola racchiude l’essenza dell’essere umano composto di spirito e materia. A differenza degli animali l’uomo racchiude due opposti e ha la missione di equilibrarli, poiché in questo mondo siamo nel TIKKUN – dell’equilibrio.
La lingua ebraica è la lingua santa e ogni lettera racchiude un’energia che rappresenta l’essenza di ogni parola. Perciò la parola Adam, essere umano, è composta dalle lettere ebraiche che rappresentano la sua essenza: Alef, Dalet, Mem. Quindi la parola ADAM può essere divisa in due parti:
Alef, simboleggia la presenza divina, poiché Alef ha un valore numerico pari ad uno; come si dice nello Shemà Israel che “Hashem ekhad”, “Dio è Uno”. Mentre le altre due lettere Dalet-Mem significa “dam” – “sangue”, poiché queste due lettere rappresentano la parte “inferiore” dell’essere umano, la parte istintiva, “sanguigna”. Infatti l’uomo è composto da un’anima divina e dalla parte sanguina che rappresenta il corpo.
Non ha caso nei versi sopra riportati si mette in relazione il sangue con “nefesh”: ki hadam hu hanefesh – poiché il sangue è l’anima.
Nefesh in ebraico si può intendere sia persona che anima, in una prospettiva mistica rappresenta il livello più basso dell’anima, quello che gli esseri umani hanno in comune con gli animali. Nefesh può essere anche intesa come “l’anima animale”, poiché essa è la fonte dei nostri piaceri materiali.
Tuttavia è da essa che noi traiamo l’energia per muoverci, vivere e migliorare questo mondo. Quindi per impiegare al meglio la nostra nefesh, corpo fisico dobbiamo collegarla con la nostra parte spirituale per elevare la materia: da DAM – SANGUE alla Alef – Dio.
Il sangue rappresenta il massimo della materialità e dei piaceri come una bistecca fiorentina che è piena di sangue. Per questo la Torà pone il divieto di mangiare il sangue, poiché nutrendoci della materialità estrema noi degradiamo la ALEF nel DAM: un percorso opposto al TIKUN.
Quindi la vera essenza dell’essere umano è quella simboleggiata dalla parola Adam: l’equilibrio tra spirito e materia e l’unione fra i due.
In particolare nel mese di Elùl (che il capomese Rosh Khodesh è Shabbat e domenica) abbiamo la forza per collegare la nostra parte animale con quella più santa e vicina a Dio. Solo compiendo le mitzvòt riusciremmo a pervadere la materia di santità e così far “scendere” la grazia e misericordia divina sopra di no.
Come si ottiene l’equilibrio: TIKKUN
Questo concetto trova riscontro in un insegnamento del grande Baal Shem Tov che commenta il Salmo 34, 15 in maniera innovativa, ci avverte e consiglia di utilizzare al meglio, in questo mondo, il nostro Adam, Alef+nefesh:
סוּר מֵרָע וַעֲשֵׂה טוֹב בַּקֵּשׁ שָׁלוֹם וְרָדְפֵהוּ
“Stai lontano dal male e fai il bene; cerca la pace e rincorrila”
Ogni oggetto fisico, il cui uso è consentito, possiede elementi buoni e cattivi. L’elemento materiale è male, mentre la forza vitale Divina, che rende il fisico vivente, è Bene. La persona che utilizza l’oggetto fisico deve “stare lontano dal male”, non desiderando il piacere fisico, la materialità fine a se stessa, e “fare il bene”, cioè cercare la vitalità Divina che da vita a quell’oggetto. Chi sta lontano dal male (lato materiale) e fa il bene (lato spirituale), mette pace tra il fisico e la Forza Divina che lo anima, crea equilibrio TIKKUN tra materia e spirito e porta pace nel mondo.